Il governo Meloni decide di chiudere il capitolo cessione dei crediti e sconto in fattura relativi ai bonus edilizi. La parola fine è dettata dall’esigenza di ridurre l’impatto sul bilancio dello Stato e per permettere di smaltire i crediti accumulati con il Superbonus.
Il decreto legge ha determinato una reazione forte da parte di tutti gli operatori del settore e dei cittadini che lamentano il metodo e la tempistica adottati, senza tenere in conto che ci sono 90 mila cantieri sospesi e più di 150 mila lavoratori fermi.
La decisione, inoltre, pone anche il divieto alle pubbliche amministrazioni di acquistare crediti derivanti dai bonus edilizi, interrompendo le iniziative intraprese da alcune regioni per alleviare il disagio di imprese e famiglie.
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Per gli interventi edilizi nuovi rimane la detrazione d’imposta che, evidentemente, riduce la platea di cittadini interessati perché occorre possedere un reddito consistente per evitare l’incapienza fiscale.
La questione relativa alla responsabilità solidale dei cessionari viene esclusa per chi possiede tutta la documentazione associata alle opere. In questo modo, vengono eliminate le incertezze che hanno frenato tante volte gli intermediari dall’assorbire i crediti in questione.
Per quanto riguarda i condomini, è stato stabilito che quelli che hanno adottato la delibera assembleare sull’esecuzione dei lavori entro il 25 novembre 2022 e hanno presentato la Cila possono ancora cedere il credito d’imposta all’’impresa, evitando di sopportare costi.
Il fermo della cessione dei crediti si riferisce anche agli importi spesi per la riqualificazione energetica e la ristrutturazione di primo livello che attiene alle parti comuni degli edifici condominiali, con una somma non inferiore ai 200 mila euro. Analogo discorso per gli interventi di riduzione del rischio sismico su parti comuni di edifici condominiali o nei comuni appartenenti alle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3 mediante demolizione e ricostruzione di interi edifici.
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