Il termine “inflazione” indica l’incremento dei prezzi nel corso del tempo. Tale aumento si misura attraverso il tasso di inflazione che viene ricavato grazie ad una formula matematica che consente il confronto dei prezzi di uno stesso bene, in periodi diversi.
Naturalmente, il calcolo del tasso d’inflazione che fa riferimento ad un unico bene, risulta alquanto semplice. Per valutare l’andamento generale dei prezzi in un mercato in cui sono presenti molteplici beni e servizi, occorre costruire un indice dei prezzi, vale a dire un valore che consideri i prezzi di tutti i beni e servizi in relazione al loro contributo alla produzione complessiva di un paese.
In questo caso, il tasso d’inflazione indica l’aumento dell’indice dei prezzi in un determinato periodo e riporta l’andamento medio dei prezzi di un paese.
Perché i prezzi aumentano
Il tasso d’inflazione varia nel corso del tempo, in zone diverse (anche appartenenti ad uno stesso Stato) e da prodotto a prodotto.
Le ragioni riconducibili all’inflazione sono diverse:
- aumento dei costi sostenuti per la produzione (aumento dei costi delle materie prime, ad esempio)
- aumento della domanda dei consumatori
- immissione di molta moneta da parte della Banca centrale
Quando i prezzi aumentano, la moneta perde valore. In altri termini, a distanza di tempo, con l’aumento dei prezzi, la moneta perde potere di acquisto (se nel 2000 con 50 euro potevi acquistare un vestito, oggi questa stessa somma di denaro non è più sufficiente per comprare lo stesso bene).
Sulla scorta di questa considerazione chi riceve un prestito trae vantaggio dalla perdita di valore del denaro ricevuto a scapito del creditore.
In termini generali, quindi, chi ha un salario fisso o una pensione sono svantaggiati dal valore della moneta ed è per questa ragione che stipendi e pensioni vengono indicizzati sulla base dell’andamento dei prezzi.
Come si calcola l’inflazione
Nel nostro Paese il tasso di inflazione viene calcolato dall’Istat.
L’istituto nazionale di statistica determina un paniere di beni e servizi che sia rappresentativo dei reali consumi delle famiglie. Tale paniere viene modificato periodicamente in modo che rappresenti fedelmente cosa e quanto va ad incidere sul portafoglio dei consumatori.
Attraverso il paniere si ottiene un indice che esprime la media dei prezzi dei beni di consumo. Il tasso di inflazione rappresenta la differenza percentuale tra i diversi indici nel corso del tempo.
Ogni mese, l’Istat calcola tre indici:
- il Nic – indice nazionale per l’intera collettività che rappresenta l’intero sistema economico italiano
- il Foi – indice per le famiglie di operai e impiegati che rappresenta i prezzi al consumo per le famiglie dei lavoratori dipendenti
- l’Ipca – indice armonizzato dei prezzi al consumo che serve a comparare l’inflazione italiana con il resto della UE.
Com’è cambiato il paniere Istat
Il nuovo paniere Istat rispecchia, inevitabilmente, le nuove tendenze nei consumi degli italiani: dalle mascherine ai tamponi anti-covid, dalle poltrone da PC ai gel disinfettanti, dalla traversa salvaletto al pannolone.
Tra i nuovi ingressi ci sono le sedute di psicoterapia individuale, la friggitrice ad aria, il poke take away e poi il pane realizzato con altre farine, gli occhiali da lettura senza prescrizione e molti altri.
Si tratta di un totale di 1772 prodotti con divisioni di spesa che hanno diversi pesi rispetto all’anno precedente.
Aumento dei prezzi: conseguenze
L’aumento dei prezzi, a condizione che sia tenuto sotto controllo
- aiuta il riequilibrio dei prezzi relativi ed il rimborso dei debiti
- determina l’incremento dei tassi, a vantaggio dei risparmiatori
- riduce i salari reali con effetti negativi sui consumi.
In sintesi, quindi, l’inflazione avvantaggia i debitori (aziende e Stati) e penalizza i creditori (risparmiatori e lavoratori).
Come combattere l’inflazione?
Con l’aumento dei prezzi al consumo la Banca centrale reagisce alzando i tassi d’interesse, vale a dire che aumenta il costo del denaro per scoraggiare l’accesso al credito. In questo modo circola meno valuta e la di conseguenza, l’inflazione inizia a diminuire. Le banche si vedono costrette a trasferire tariffe più elevate ai clienti ed inevitabilmente si riduce il potere di acquisto dei consumatori e delle imprese.
In altri termini, gli aumenti dei tassi di interesse intervengono per rallentare la spesa ed incoraggiare il risparmio. Tale condizione spinge le aziende ad aumentare i prezzi ad un ritmo più lento per stimolare la domanda.
Come gestire i risparmi
Durante un periodo di inflazione è fondamentale gestire il denaro risparmiato. A tale proposito, Banca Italia ha pubblicato una guida per difendere i propri risparmi.
La regola principale rimane diversificare, vale a dire investire in diversi prodotti come titoli di Stato, obbligazioni, depositi, etc.
Avere dei risparmi investiti in prodotti a breve scadenza permette di reinvestire fondi scaduti o che scadono a breve.
E’ molto importante anche essere attenti ai rendimenti reali: in genere, quando si parla di rendimenti ci si riferisce a quelli nominali (al tasso di crescita del nostro capitale investito).
Per sapere il tasso di crescita del potere di acquisto del nostro capitale, occorre sottrarre ai rendimenti nominali il tasso d’inflazione atteso.
Puoi calcolare direttamente online il potere d’acquisto futuro del tuo capitale con questo calcolatore.
La possibile soluzione per guadagnare in un periodo d’inflazione è investire in assest il cui valore aumenta ad un tasso maggiore di quello della stessa inflazione.
Storicamente, gli investimenti che sono considerati sicuri contro l’innalzamento dei prezzi sono gli immobili, il petrolio, l’oro, le azioni e le obbligazioni indicizzate.
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