L’argomento che fa discutere gli italiani in questi giorni di inizio anno è l’aumento del prezzo dei carburanti.
Il governo Meloni ha interrotto il finanziamento introdotto dal governo Draghi che era in vigore dall’inizio della guerra in Ucraina, grazie al quale erano state abbassate le accise sui carburanti.
Per limitare i danni, il Consiglio dei ministri ha approvato alcune misure atte a scoraggiare speculazioni sui prezzi del carburante da parte dei distributori, a garanzia di una maggiore trasparenza. Tali misure prevedono che ciascun distributore debba esporre, accanto al proprio prezzo di vendita del carburante, quello relativo alla media nazionale che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy pubblica quotidianamente.
L’acceso dibattito è scoppiato negli ultimi giorni perché è tornato alla ribalta un video di Giorgia Meloni che risale al 2019 in cui parlava della necessità di tagliare le accise. Sempre attraverso un video diffuso online lo scorso mercoledì, Meloni ha spiegato che “dal 2019 il mondo intorno a noi è cambiato” e che la situazione emergenziale non rende possibile attuare una scelta che reputa giusta.
Ha inoltre precisato che il programma elettorale di Fratelli d’Italia prevedeva il taglio delle accise era previsto solo in caso di determinate condizioni che non si sono concretizzate.
Ma cerchiamo di capire meglio cosa sono le accise.
Da cosa è formato il prezzo dei carburanti?
La necessità di abbassare le accise su benzina e gasolio è un dibattito italiano praticamente da sempre. Ciò nonostante, negli ultimi anni hanno subito ulteriori aumenti perché lo Stato fatica a rinunciare ad un gettito tanto consistente. Oltre al fatto che le accise contribuiscono a scoraggiare il consumo sostenuto di combustibili fossili, causa delle emissioni inquinanti.
Il prezzo al distributore dei carburanti è composto da tre componenti:
- prezzo industriale, vale a dire la quotazione a cui il rivenditore decide di tenere il prodotto sul mercato
- accise, vale a dire imposte dall’importo fisso applicate sull’unità di prodotto venduto. Su 1 litro di benzina, le accise sono di 0,7284 euro (il 40% del prezzo) e su 1 litro di gasolio, le accise sono di 0,6174 euro (il 33% del prezzo)
- IVA, vale a dire l’imposta sul valore aggiunto che viene calcolata in percentuale sul prezzo di vendita. Sui carburanti l’IVA viene calcolata sul prezzo industriale sommato alle accise gravando ulteriormente sul prezzo finale al consumatore. Basti pensare che sulla benzina, l’IVA e le accise gravano del 58,2% e sul gasolio del 51,1%.
La tassazione sui carburanti applicata nel nostro Paese è decisamente alta tanto che nello scorso anno, l’Italia è risultata il paese europeo con le accise più alte sul gasolio ed il secondo per le accise che gravano sulla benzina.
Cosa sono le accise?
Si tratta di imposte applicate sulla fabbricazione e la vendita di prodotti di consumo. Quelle sui carburanti sono tra le più diffuse al mondo.
In Italia le accise sui carburanti sono state introdotte negli anni ’30 del 900 per affrontare emergenze causate da disastri naturali o situazioni militari.
L’accisa, ad oggi, è un importo fisso che non decresce se il costo del petrolio scende. Attualmente, le accise applicate ai carburanti sono 19 e non rappresentano costi temporanei per finanziare particolari emergenze, ma costituiscono un peso sui consumatori.
Non tutti sanno che il Fisco richiede il pagamento delle accise al produttore o all’importatore che, a loro volta, le caricano sul prezzo finale del bene.
In pratica, le società produttrici si rivalgono sul consumatore finale.
Più in generale, le accise sono imposte sulla fabbricazione di alcuni prodotti tra cui alcol, petrolio e suoi derivati, tabacco. Si applicano sulle materie prime comunitarie e su quelle importate da Paesi terzi.
Allo Stato italiano le accise assicurano un gettito immediato e costante perché carburanti, energia elettrica e tabacchi rappresentano consumi facilmente calcolabili e non cambiano molto anche all’aumentare di questa tassa.
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