ETS e partita IVA: cosa cambia con la nuova normativa?
Dal 2026, le associazioni e gli enti che svolgono attività commerciali dovranno aprire una partita IVA e sottostare all'imposizione fiscale, allineandosi al regime delle imprese.
Quali ETS sono interessati dalla nuova normativa?
- APS, Associazioni di Promozione Sociale.
- Enti del Terzo Settore con personalità giuridica associativa.
- Associazioni disciplinate dall’art. 148 del TUIR.
- ASD, Associazioni Sportive Dilettantistiche.
Quali ETS rimarranno esenti dall'obbligo di partita IVA?
Gli enti esclusivamente finanziati da donazioni e quote associative, che non vendono beni o servizi, rimarranno esenti dall'obbligo di partita IVA.
Conseguenze per gli ETS: più trasparenza, ma anche più burocrazia
- Maggiore precisione nella contabilità.
- Obbligo di registrare le operazioni commerciali.
- Necessità di consulenza fiscale per evitare sanzioni.
Cosa devono fare gli ETS per adattarsi?
- Analizzare le proprie attività per verificare se rientrano negli obblighi IVA.
- Valutare alternative fiscali e decidere il miglior regime di gestione.
- Formare il personale amministrativo per la nuova contabilità.
Conclusioni
La riforma fiscale del Terzo Settore è una svolta epocale che impone maggiore trasparenza e adeguamenti amministrativi. Gli ETS devono prepararsi in anticipo per evitare problematiche future.
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Il Milleproroghe 2025 (D.L. n. 202/2024), approvato definitivamente da Camera e Senato, ha ufficialmente posticipato di un anno l’entrata in vigore delle nuove regole fiscali per gli Enti del Terzo Settore (ETS).
Inizialmente previste per il 1° gennaio 2025, le disposizioni relative all’imposizione IVA sugli ETS slittano ora al 1° gennaio 2026. Questa proroga offre alle associazioni e agli enti coinvolti più tempo per riorganizzarsi, adottando le necessarie misure contabili e amministrative per conformarsi al nuovo regime fiscale.
Ma cosa cambia realmente per gli ETS? Quali saranno gli impatti per associazioni e organizzazioni non profit? Continua a leggere l’articolo, per approfondire l’argomento.
🔍 ETS e partita IVA: cosa cambia con la nuova normativa?
Il cuore della riforma riguarda l’obbligo di apertura della partita IVA per le associazioni e gli enti che, oltre alle attività istituzionali, svolgono anche attività di tipo commerciale.
📌 Fino a oggi, la normativa consentiva alle associazioni di operare senza partita IVA quando offrivano servizi esclusivamente ai propri soci, escludendo tali operazioni dalla tassazione.
📌 Dal 2026, invece, anche queste transazioni diventeranno rilevanti ai fini IVA.
💡 Esempio pratico
Un’associazione culturale che gestisce un bar interno per i propri membri, o una società sportiva dilettantistica che vende gadget ai tesserati, sarà ora soggetta alle regole IVA come una normale impresa commerciale.
🎯 Obiettivo della riforma?
- Allineare il trattamento fiscale degli ETS a quello delle aziende
- Evitare l’abuso dello status associativo per attività commerciali camuffate
- Garantire maggiore trasparenza nei flussi economici di questi enti
Questa novità impone un vero e proprio cambio di prospettiva nella gestione fiscale del Terzo Settore.
📊 Quali ETS sono interessati dalla nuova normativa?
L’obbligo di apertura della partita IVA e l’applicazione dell’IVA alle attività commerciali riguarda diversi tipi di enti. Tra i principali troviamo:
- APS, Associazioni di Promozione Sociale – Enti che operano per il benessere collettivo e ora dovranno gestire i propri conti in modo più simile alle imprese.
- Enti del Terzo Settore con personalità giuridica associativa – Organizzazioni formalmente riconosciute che si occupano di attività di interesse pubblico.
- Associazioni disciplinate dall’art. 148 del TUIR – Enti che fino a oggi godevano di regimi fiscali agevolati.
- ASD, Associazioni Sportive Dilettantistiche – Queste realtà, se offrono servizi ai propri soci (come corsi, vendita di attrezzature, ristorazione interna), dovranno adattarsi alle nuove regole.
💡 Obiettivo del legislatore? Eliminare le zone grigie che hanno permesso ad alcune realtà di operare come imprese, ma con regimi fiscali più favorevoli.
📌 Quali ETS rimarranno esenti dall’obbligo di partita IVA?
Non tutti gli enti saranno obbligati ad aprire una partita IVA. Alcune organizzazioni potranno continuare a operare solo con codice fiscale, purché non svolgano attività commerciali.
📌 Chi è esente?
✔ ETS interamente autofinanziati attraverso donazioni, quote associative o fondi pubblici.
✔ Associazioni che non offrono beni e servizi a pagamento ai soci o al pubblico.
✔ Circoli e realtà culturali che organizzano eventi e attività senza scopo di lucro diretto.
🎯 Esempio pratico
Un circolo letterario che organizza incontri gratuiti e riceve fondi solo tramite quote associative non dovrà aprire una partita IVA.
Se però lo stesso circolo inizia a vendere libri, gadget o biglietti per eventi, le cose cambiano.
⚖ Conseguenze per gli ETS: più trasparenza, ma anche più burocrazia
L’introduzione dell’obbligo IVA rappresenta un passo avanti nella trasparenza fiscale, ma porta con sé nuove responsabilità per gli ETS.
📌 Implicazioni pratiche della riforma:
✅ Maggiore precisione nella contabilità – Gli enti dovranno separare chiaramente le attività istituzionali da quelle commerciali.
✅ Obbligo di registrare le operazioni commerciali – Fatture, ricevute e dichiarazioni IVA diventeranno un passaggio obbligato.
✅ Necessità di consulenza fiscale – Molti ETS dovranno affidarsi a commercialisti o consulenti esperti per evitare sanzioni.
Cosa cambia in pratica?
📌 Se fino a oggi un’associazione poteva gestire le proprie entrate con regimi semplificati, ora dovrà adottare strumenti più strutturati propri delle imprese.
📢 Chi non si adegua rischia sanzioni per mancata dichiarazione IVA o errata gestione fiscale.
⏳ Un anno di tempo per adattarsi: cosa devono fare gli ETS?
Il posticipo al 1° gennaio 2026 permette alle associazioni di:
✔ Analizzare le proprie attività e verificare se rientrano negli obblighi IVA.
✔ Valutare le alternative fiscali per capire se conviene trasformarsi in una realtà con scopo di lucro o rimanere ETS.
✔ Formare il personale amministrativo per gestire al meglio la nuova contabilità.
🎯 Il consiglio per gli ETS?
Non aspettare l’ultimo minuto! Iniziare a pianificare da subito il passaggio al nuovo regime evita problemi e sanzioni in futuro.
📢 Conclusioni: una riforma che cambia il Terzo Settore
L’obbligo IVA per gli ETS rappresenta una svolta epocale per il Terzo Settore. Se da un lato mira a eliminare zone d’ombra e garantire maggiore trasparenza, dall’altro impone un cambio di mentalità nella gestione degli enti associativi.
📌 Ricapitolando:
✔ L’obbligo IVA per gli ETS è stato posticipato al 1° gennaio 2026.
✔ Le associazioni che svolgono attività commerciali dovranno aprire una partita IVA.
✔ Gli enti esclusivamente finanziati da donazioni e quote associative rimangono esenti.
✔ Le nuove regole impongono maggiore trasparenza e adeguamenti amministrativi.
💡 Il Terzo Settore sta cambiando. La chiave è prepararsi in anticipo.
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