La partita IVA è un codice di 11 cifre che identifica un lavoratore autonomo o una società e che svolge la funzione di registrare l’attività presso l’Agenzia delle Entrate. Fino a quando rimane aperta i numeri non cambiano; se si chiude ed in un secondo momento la si riapre, viene assegnato un nuovo codice identificativo.
Per conoscere tutti i particolari sull’argomento, continua a leggere l’articolo.
Partita IVA: in quali casi è obbligatoria
La partita IVA è obbligatoria quando un’attività di lavoro autonomo risulta caratterizzata da:
- professionalità;
- continuità;
- abitualità.
Nei casi in cui le attività sono svolte in modo occasionale, l’apertura della partita IVA non si rende necessaria. Tale tipo di attività viene definita prestazione occasionale e consente di svolgere gli incarichi in modo saltuario.
Come si apre una partita IVA
L’apertura della partita IVA richiede la compilazione e la presentazione del modello AA9/7 all’Agenzia delle Entrate attraverso uno dei seguenti modi:
- andando presso un Ufficio dell’Agenzia delle Entrate con un documento di riconoscimento
- telematicamente, scaricando un software dal sito dell’Agenzia delle Entrate.
La procedura va eseguita entro 30 giorni dall’inizio dell’attività.
Quando si apre una partita IVA bisogna optare per il regime fiscale che s’intende seguire per il pagamento delle tasse e la gestione della contabilità economica.
In concreto, si può scegliere tra due tipi di regime: forfettario e ordinario.
Il regime forfettario è stato concepito per agevolare le nuove attività autonome e sostenere le partite IVA già esistenti, ma con un guadagno limitato.
Tale regime è caratterizzato da aliquote d’imposta basse e costi stabiliti in modo forfettario.
Il regime ordinario è quello cosiddetto standard, basato sull’applicazione della tassazione IRPEF a sua volta caratterizzata da scaglioni di reddito a partire da una percentuale minima del 23% che aumenta in base ai guadagni che vengono dichiarati.
Nel regime ordinario, a differenza di quello forfettario, si possono scaricare tutti i costi associati alla propria attività (come ad esempio il costo di beni strumentali.
Altra differenza con il regime forfettario è che, in questo caso, si applica l’IVA sulla vendita dei propri prodotti/servizi.
Apertura della partita IVA: scelta del codice ATECO
Prima di aprire la partita IVA bisogna scegliere il codice ATECO che classifica le diverse attività che si possono svolgere in forma autonoma. Tale codice, va indicato nel modulo di apertura della partita IVA ed è fondamentale per stabilire quali sono i limiti entro cui rimanere nell’ambito dell’attività autonoma che si effettua.
E’ consentito di avere più di un codice ATECO, ma si consiglia di non averne più di due per evitare di segmentare troppo il raggio di azione.
Il codice ATECO è molto importante soprattutto nel regime forfettario perché è sulla base di questo che si assegna il Coefficiente di Redditività attraverso cui si stabilisce la percentuale di incassato che è sottoposta alla tassazione.
In base al codice ATECO viene stabilito a quale cassa previdenziale versare i contributi.
Le professioni che hanno una cassa privata dedicata sono obbligate a versarvi i contributi.
Le professioni che non hanno una cassa dedicata devono versare i contributi alla gestione separata INPS.
Quali sono i costi di una partita IVA
La gestione di una partita IVA prevede costi fissi (quelli che non variano in base all’andamento dell’attività) e costi variabili.
I costi fissi sono:
- commercialista o fiscalista
- iscrizione alla Camera di Commercio o all’albo degli artigiani
- diritto camerale annuale
Gli ultimi due punti vanno considerati solo in caso di ditta individuale.
I costi variabili, che variano in base agli incassi sono:
- tasse
- contributi previdenziali
In un regime forfettario tasse e contributi hanno un “peso” di circa il 25% o il 30%.
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