La pensione di reversibilità è un importante sostegno economico previsto dai sistemi di previdenza sociale di molti paesi, incluso l’Italia, che viene erogato ai superstiti di un lavoratore o di un pensionato deceduto. Questo tipo di pensione assicura un reddito ai familiari del defunto, aiutandoli a far fronte alle difficoltà finanziarie che possono emergere dopo la perdita del loro congiunto. In questo articolo, spiegheremo cos’è la pensione di reversibilità, a chi spetta e come funziona.
Cos’è la pensione di reversibilità
La pensione di reversibilità è una prestazione previdenziale che viene erogata ai familiari superstiti di un lavoratore o di un pensionato che è venuto a mancare. Lo scopo di questa pensione è quello di fornire un sostegno economico ai familiari che dipendevano finanziariamente dal defunto. La pensione di reversibilità fa parte del più ampio sistema di sicurezza sociale e mira a garantire una protezione contro il rischio di impoverimento a seguito della perdita del reddito derivante dal familiare deceduto.
A chi spetta
La pensione di reversibilità spetta ai familiari superstiti che avevano un legame di parentela, affinità o un vincolo giuridico con il defunto. I beneficiari della pensione di reversibilità possono essere:
- Il coniuge superstite: ha diritto alla pensione indipendentemente dal fatto che fosse separato o divorziato, a patto che non si sia risposato.
Questo diritto spetta anche ai superstiti delle unioni civili, ma non ai conviventi.
- I figli: hanno diritto alla pensione fino al raggiungimento della maggiore età o oltre, se studenti, inabili al lavoro, o fino al compimento dei 26 anni se iscritti a un corso di laurea.
- I genitori: qualora non ci siano coniuge o figli aventi diritto, e solo se erano a carico economico del defunto.
- I fratelli e le sorelle: anch’essi devono essere stati a carico del defunto e non devono avere superato una certa età o devono essere inabili.
Coniuge separato: spetta la pensione di reversibilità?
Al coniuge separato spetta la pensione di reversibilità a prescindere dalla presenza di addebito o colpa per la fine del matrimonio e dall’eventuale accordo relativo all’assegno di mantenimento.
Anche il coniuge separato senza diritto agli alimenti, ha diritto alla pensione di reversibilità.
Coniuge divorziato: spetta la pensione di reversibilità?
Il coniuge divorziato ha diritto alla pensione di reversibilità, quando:
- il coniuge defunto ha accumulato i requisiti contributivi ed assicurativi previsti dalla legge
- il rapporto assicurativo del defunto è iniziato precedentemente alla data della sentenza di divorzio
- il coniuge divorziato è titolare di un assegno divorzile derivante da una sentenza giudiziaria
- il coniuge divorziato non ha contratto un nuovo matrimonio.
Figli: quando spetta la pensione di reversibilità
Figli: quando spetta la pensione di reversibilità
Ai figli spetta la pensione di reversibilità quando:
- sono minorenni; compresi figli nati dopo la morte del genitore a condizione che non siano trascorsi più di 300 giorni dal decesso;
- sono studenti anche se hanno raggiunto la maggiore età. Più precisamente non devono avere più di 21 anni se frequentano la scuola media o professionale oppure più di 26 anni se frequentano l’università;
- I figli studenti devono risultare a carico del genitore al momento del decesso;
- In caso di figli lavoratori, la pensione spetta solo se il reddito annuo derivante che deriva da quest’ultima è inferiore al trattamento minimo annuo di pensione previsto dall’Assicurazione Generale Obbligatoria maggiorato del 30%;
- La pensione di reversibilità viene riconosciuta al figlio, senza limiti di età, se ha inabilità permanente e totale, riconosciuta al decesso del genitore.
Come funziona
La pensione di reversibilità viene calcolata come una percentuale dell’importo della pensione che il defunto percepiva o avrebbe percepito al momento del decesso. La percentuale varia in base al numero e alla tipologia dei beneficiari.
La presenza di figli fino a 21 anni, studenti fino a 26 anni o inabili nel nucleo familiare, esclude ogni decurtazione, a prescindere dal reddito percepito.
Per gli iscritti alla previdenza pubblica (INPS – INPDAP), al coniuge superstite spetta il 60% della pensione percepita dal titolare, mentre al figlio unico minore, studente, inabile spetta il 70%. In presenza di più figli e coniuge, a ciascun figlio spetta il 20%. Se il coniuge non ha diritto, ad ogni figlio spetta il 40%.
A genitori, fratelli e sorelle spetta il 15%.
Ogni anno occorre comunicare i redditi all’INPS inviando il Modello 730 oppure il Modello Red INPS.
In Italia, il calcolo della pensione di reversibilità si basa su specifiche percentuali applicate all’importo della pensione del lavoratore o pensionato deceduto.
È importante sottolineare che la pensione di reversibilità è soggetta a un tetto massimo, il che significa che l’importo complessivo erogato ai vari beneficiari non può superare determinate soglie stabilite dalla legge.
Procedura di richiesta
Per ottenere la pensione di reversibilità, i beneficiari devono presentare una domanda all’INPS o all’ente previdenziale competente, fornendo tutta la documentazione necessaria a comprovare il loro diritto alla pensione. La procedura può variare leggermente a seconda dell’ente previdenziale di riferimento e può richiedere la presentazione di certificati di stato civile, attestazioni di residenza, e altri documenti pertinenti.
Conclusioni
La pensione di reversibilità rappresenta un pilastro fondamentale del sistema di welfare, garantendo supporto finanziario ai familiari dei lavoratori e dei pensionati deceduti. In Italia, come in molti altri paesi, questo tipo di prestazione è regolamentato da norme precise che definiscono chiaramente a chi spetta, come viene calcolata, e come può essere richiesta. Grazie alla pensione di reversibilità, i familiari superstiti possono affrontare con maggiore serenità il difficile momento della perdita, avendo garantito un sostegno economico per il loro futuro.
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