Il governo Meloni, così come accade dal 2012, ha seguito una modalità ormai consolidata che prevede il taglio della rivalutazione delle pensioni. E’ oltre un decennio, infatti, che i governi scelgono di fare cassa riducendo l’ammontare della perequazione.
Quest’anno saranno rivalutate al 100% dell’inflazione, esclusivamente le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo (2.100 euro circa). Gli altri importi subiranno tagli progressivi.
Vediamo nel dettaglio tutte le novità.
Come viene calcolato il tasso d’inflazione
La perequazione deriva dal tasso di inflazione che viene reso ufficiale da un decreto ministeriale sulla base di un valore medio dell’indice Istat dei prezzi al consumo per famiglie di operai e di impiegati. Tale indice viene calcolato sull’anno che precede quello della rivalutazione e, nel caso del 2022, è stato fissato al 7,3%. Eventuali variazioni rispetto al tasso imprevisto vengono recuperati nell’anno successivo.
Pensioni: cosa prevede la legge di bilancio
Per il biennio 2023-2024 sono previste sette fasce di rivalutazione che variano in base all’importo della pensione. Inoltre, è stato recuperato il sistema della rivalutazione sull’importo complessivo del trattamento che risulta penalizzante per le pensioni elevate.
Pensioni: cosa prevede la legge di bilancio
Le pensioni fino a quattro volte le minime che prevedono quindi un importo lordo di 2.101,52 al mese, avranno una rivalutazione totale. Per gli assegni tra le quattro e cinque volte (da 2.102 a 2.627) la rivalutazione corrisponderà all’85%; per gli assegni tra le cinque e sei volte il minimo (da 2.627 a 3.152) sarà del 53%; per gli assegni tra le sei e le otto volte il minimo (da 3.152 a 4.203) sarà del 47%; per le pensioni tra le otto e le dieci volte il minimo (fino a 5.254) sarà del 37% e del 32% oltre le 10 volte.
Pensioni minime
Per coloro che hanno raggiunto i 75 anni, la pensione minima raggiungerà i 600 euro mensili anziché 563 euro come sarebbe accaduto con la rivalutazione completa.
Occorre specificare che già il governo Draghi, a causa dell’elevato tasso d’inflazione, aveva anticipato a novembre 2022 il conguaglio sulle pensioni e della tredicesima (+0,2%).
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