Nel rispetto di certe condizioni, è assolutamente possibile ottenere una Cessione del Quinto anche in presenza di un pignoramento sulla busta paga. In tal caso, si vanno a cumulare due quote: la prima relativa al pagamento del credito pignorato e la seconda destinata alla restituzione alla Cessione del Quinto. Affinché questa condizione sia fattibile, è importante che la parte dello stipendio restante, consenta uno stile di vita dignitoso nel rispetto del “minimo vitale”.
La norma vigente prevede che, in presenza di pignoramento presso terzi, la quota cedibile della Cessione del Quinto corrisponda alla differenza tra i due quinti dello stipendio netto e la quota pignorata.
Pignoramento presso terzi: che cos’è
Il pignoramento presso terzi fa riferimento ai crediti che il debitore ha verso terzi, oppure cose del debitore in possesso di terzi.
Attraverso tale procedura si fa richiesta ad un terzo di versare all’Agenzia delle Entrate – Riscossione quanto dovuto al debitore che, a sua volta, è creditore del terzo.
Quando il pignoramento fa riferimento a stipendio, salario o altra indennità derivante da un rapporto lavorativo, per l’Agente della riscossione esistono dei limiti:
- fino a 2500 euro la quota pignorabile corrisponde ad un decimo
- tra 2500 e 5000 euro la quota pignorabile è un settimo
- sopra i 5000 euro la quota pignorabile è un quinto.
A partire dal 22 giugno 2022 ci sono novità in merito al pignoramento presso terzi: da tale data, infatti, è entrato in vigore l’art. 1 comma 32 della legge L. 206/2021.
Nel rispetto di questa modifica, il creditore entro e non oltre la data dell’udienza di comparizione indicata nell’atto di pignoramento, deve notificare al debitore l’avviso di avvenuta iscrizione al ruolo indicando il numero di ruolo della procedura depositando telematicamente l’avviso notificato nel fascicolo dell’esecuzione.
La mancata notifica, comporterà l’inefficacia del pignoramento. Nel caso in cui il pignoramento debba essere eseguito nei confronti di più terzi, l’inefficacia avviene solo rispetto ai terzi ai quali non è stato notificato l’avviso.
Se ho una Cessione del quinto possono pignorare lo stipendio?
Il DPR 5 gennaio 1950 n. 180 sancisce che la Cessione del Quinto può essere affiancata da un pignoramento. Più precisamente, la legge specifica l’esistenza di un limite alla compresenza delle due trattenute: avendo una cessione in corso, è possibile pignorare lo stipendio per una quota massima pari alla differenza tra la metà dello stipendio e la trattenuta della Cessione del Quinto.
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Doppia Cessione del Quinto con pignoramento
In alcuni casi è possibile ottenere la doppia Cessione del Quinto (altrimenti detta Delega di Pagamento) che corrisponde al 40% della retribuzione mensile. La differenza sostanziale tra questo finanziamento e la Cessione del Quinto è che, in questo caso, il datore di lavoro ha facoltà di rifiutarsi di accettarla.
Di fronte a Doppia Cessione del Quinto con pignoramento, la Legge prevede che si riduca la quota spettante per la Doppia Cessione per consentire che la somma dei due importi sia, al massimo, pari a metà dello stipendio.
Per bloccare un pignoramento esistono le cosiddette opposizioni, vale a dire delle procedure che consentono di contestare il diritto del creditore a procedere ad un’esecuzione forzata. In altri termini, bisogna riuscire a dimostrare la mancata regolarità della procedura.
Un’ulteriore alternativa è rappresentata da un possibile accordo con il creditore.
Quanto tempo ci vuole per ottenere una Cessione del Quinto?
Richiesta di Cessione del Quinto rifiutata: quando e perché
La Cessione del Quinto è una tipologia di finanziamento attraverso cui la somma erogata viene restituita con trattenuta mensile sulla busta paga o sulla pensione del richiedente, mai superiore ad un quinto del suo importo netto.
Spesso di dà erroneamente per scontato che tale forma di finanziamento sia sempre accordata. In realtà, questo non è esatto perché la Cessione del Quinto può essere negata anche per ragioni legate all’azienda del dipendente.
Infatti, nei casi in cui la valutazione relativa all’azienda risulta essere negativa, il prestito viene rifiutato. Esempi tipici sono: una realtà troppo piccola, creata da meno di 24 mesi, con bilancio negativo, ritardo nei pagamenti delle cessioni già attive, etc.
Per quanto riguarda le variabili verificate relative al richiedente si fa riferimento ad età, stato di salute, reddito (tipo di contratto, data di assunzione, etc.). Affinché la pratica sia approvata, inoltre, dev’essere rispettato il criterio del reddito minimo di sopravvivenza (di circa 500 euro) che deve rimanere al richiedente una volta escluso l’importo della rata.
Nessuna di queste regole impedisce alla Cessione del Quinto di essere la forma di prestito personale più diffusa in Italia, grazie alla sua praticità ed alle poche garanzie richieste.
Quanto tempo ci vuole per ottenere una Cessione del Quinto?
In media i tempi di erogazione per una Cessione del Quinto corrispondono a circa 10/15 giorni.
Le fasi relative al caricamento di una Cessione del Quinto sono:
- istruttoria
- delibera ed approvazione
- emissione polizza
- notifica e rientro del benestare (l’Atto di benestare, rilasciato dall’Ente Pagatore, è un documento finale utile all’erogazione del prestito. Con tale documento, l’Istituto Erogante può essere certo che la rata proposta sia stata accettata e può erogare il prestito)
Per istruire una pratica di Cessione del Quinto sono indispensabili alcuni documenti che variano a seconda se il richiedente è un dipendente o un pensionato.
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