Ieri le borse europee non hanno reagito bene al nuovo rialzo dei tassi deciso dalla Bce, la Banca Centrale Europea che stabilisce un altro aumento di 50 punti base.
Una scelta che si presenta come necessaria per frenare l’inflazione e che precede un ulteriore quanto certo rialzo nel prossimo anno.
A partire dal 21 dicembre 2022, il tasso d’interesse sulle operazioni relative al rifinanziamento principale e i tassi d’interesse sulla linea di rifinanziamento marginale e sui depositi aumenteranno rispettivamente al 2,50%, 2,75% e 2%.
L’umore dei mercati ne risente (Milano perde il 3,45%, Parigi il 3,09%, Francoforte il 3,28%) e lo spread Btp-Bund arriva fino a quota 206.
Nel 2023 si attendono nuovi aumenti
Il Consiglio direttivo della Bce annuncia nuovi aumenti per il prossimo anno fino a raggiungere dei livelli restrittivi tali da riportare l’inflazione al 2%. Per affrontare l’instabilità finanziaria, l’economia deve rallentare.
Le decisioni di politica monetaria assunte, il mercato percepisce il debito italiano più rischioso di quello della Grecia ed il rendimento del Btp decennale sale al 4,15% mentre fino a due giorni fa era del 3,85%.
Bce: nuovo rialzo dei tassi
Debito pubblico alle stelle
Intanto la Banca d’Italia rende noto che il debito pubblico italiano ha raggiunto ad ottobre 2.770 miliardi di euro a causa del debito delle Amministrazioni pubbliche che è aumentato di 27,7 miliardi.
Bankitalia spiega che l’aumento è dipeso dall’incremento delle disponibilità liquide del Tesoro.
Cosa succede ai mutui
Sui mutui a tasso variabile ci saranno pesanti ricadute. Nel consueto rapporto mensile, l’Abi segnala che dopo i rialzi dei tassi da parte della Bce, il tasso medio sulle nuove operazioni dedicate all’acquisto dell’abitazione, è passato dal 2,75% dello scorso mese, al 3,02% facendo registrare il dato massimo da agosto 2014.
Con l’ulteriore aumento, la rata di un mutuo a tasso variabile è destinata ad aumentare del 39%.
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